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Zero waste = vegan (Capitolo II)
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April 03, 2021

NÉ CARNE NÉ PESCE
Di recente, complice l'uscita di un documentario molto discusso (Seaspiracy su Netflix), molte persone hanno iniziato a mettere in discussione l'abitudine di mangiare pesce.
L'improvvisa consapevolezza dell'impatto del mangiare pesci ha colpito nel segno anche chi è da sempre sensibile alle questione ambientale e magari ha già intrapreso una dieta che elimina o minimizza il consumo di carne di bovini, suini o pollame, esentando però dalle rinunce il pesce, non sospettando minimamente le conseguenze della pesca e dell'allevamento di pesce sull'ambiente.
Molto spesso, come negozio dichiaratamente vegano e zero waste, abbiamo tenuto a sottolineare il collegamento diretto tra ecologismo, movimento zero rifiuti e veganismo (o antispecismo).
VEGANISMO ED ECOLOGISMO
Il veganismo e l'ecologismo partono da assunti diversi e hanno obiettivi diversi: il veganismo sostiene che non ci debba essere discriminazione fra le diverse specie perché ogni animale, umano e non, ha il diritto di vivere senza essere brutalizzato, schiavizzato e sfruttato da un’altra specie e ha come obiettivo la liberazione animale.
L'ecologismo non si basa su questo assunto e agisce con lo scopo di salvaguardare la natura e l'equilibrio naturale del nostro Pianeta.
I due movimenti hanno in comune alcune istanze, su tutte l'eliminazione del sistema intensivo di allevamento di animali per la produzione di carne in quanto non sostenibile.
Sul perché l'allevamento intensivo di animali sia una questione ambientale, ne avevamo accennato nel nostro articolo di presentazione "Zero waste = Vegan", spiegando come mangiare animali e quindi finanziare l'industria dell'allevamento è la scelta meno sostenibile che si possa fare se ci sta a cuore la nostra vita sulla Terra.
In quell'articolo accennavamo come per allevamento e "carne" intendessimo non solo allevamenti terrestri (bovini, ovini, suini etc) ma anche di pesci.
RAGIONI PER CUI LA PESCA E L'ALLEVAMENTO DI PESCI NON SONO SOSTENIBILI
Focalizzandoci solo sulle problematiche ambientali, e non sulla questione etica, della pesca e dell'allevamento di pesci, ecco in breve le ragioni principali per le quali mangiare una bistecca di vitello o di tonno fa danni in egual misura:
> la pesca praticata in larga parte al mondo è intensiva o industriale
> ovunque nel mondo, nei mari e nei laghi, la pesca intensiva è responsabile della cattura di molti più pesci rispetto alla capacità di questi animali di riprodursi, significa che aumentano le zone sovrasfruttate in cui non ci sono più pesci (il Mar Mediterraneo è uno dei mari più sovrasfruttati in assoluto con il 90% circa di fauna marina pescata eccessivamente)
> la pesca intensiva utilizza metodi che per il loro altissimo impatto sull'ambiente, sono stati in alcune aree dichiarati illegali, come la pesca a strascico che distrugge e asporta qualunque cosa incontri sul fondale come pesci, invertebrati, coralli, alghe, posidonie, lasciando un ambiente devastato
> la pesca intensiva è la colpevole del massacro e dell'estinzione di alcune specie fondamentali per la sopravvivenza degli oceani come balene, delfini e squali, e centinaia di specie di animali acquatici come uccelli marini, tartarughe e foche: si chiama bycatch, ovvero cattura accidentale delle specie durante l’attività di pesca, proprio perché le moderne attrezzature da pesca coprono aree estese e non sono selettive
> alla pesca intensiva si affianca la pesca illegale e non regolamentata che contribuiscono ancora di più al depauperamento dei mari
> se i pesci si esauriscono ne va di tutto l'ecosistema acquatico e se collassa l'ecosistema acquatico la nostra vita sulla terra è messa in grave pericolo perché ad esempio la metà dell'ossigeno che respiriamo viene dall'oceano e perché ancor più delle foreste di alberi, la vegetazione marina e i pesci sono capaci di sequestrare carbonio!
> alla pesca intensiva è attribuibile il 50% della plastica presente in mare: reti, boe, attrezzi da pesca vengono dispersi accidentalmente o volontariamente in mare ed lì ci rimangono per centinaia di anni degradandosi in microplastiche o portando avanti il fenomeno del ghost fishing, (pesca fantasma), cioè continuano a pescare, intrappolare, soffocare, ferire e uccidere gli animali marini per anni.
Le vittime sono pesci, tartarughe, coralli, capodogli e delfini, squali ma anche l’uomo, perché le reti e tutto il resto si degradano lentamente in acqua e rilasciano microplastiche che vengono ingerite dai pesci e si accumulano man mano nella catena alimentare
> essendo esauriti i cosiddetti "stock ittici" si è pensato di ovviare al problema dell'approvvigionamento di pesce con l'acquacoltura o piscicoltura che però hanno gli stessi identici problemi degli allevamenti di bovini e suini sulla terraferma: inquinano, i pesci sono stipati in spazi ridotti, l’acqua è sporca, le malattie, le infezioni e i parassiti dilagano e quindi si fa largo uso di prodotti chimici ed antibiotici dannosi per l'ambiente marino (e per le persone che mangiano pesce)
> allevare pesce non è efficiente: per allevare un salmone serve comunque un enorme quantità di pesce selvatico catturato in mare e utilizzato come mangime, circa un quinto del pescato annuale del mondo viene catturato in mare e utilizzato per produrre farina e olio di pesce destinato agli allevamenti ittici! Siamo al livello delle piantagioni di soia in Amazzonia per la bistecca di manzo!
> allevare pesce mette a rischio le specie selvatiche: sempre prendendo come esempio il salmone, dalle reti degli allevamenti (che sono in mare aperto ovviamente) scappano salmoni che provano a riprodursi e che alla fine danno vita a una genie che sta mettendo a repentaglio il DNA dei salmoni veri che sono ancora più a rischio di estinzione
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