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"Sotto la pelle - libri antispecisti" - Ep 2 "Sirene" di L.Pugno


Pugno riesce a rendere questo romanzo così disturbante attraverso la desacralizzazione di una figura mitologica con la quale tutti noi abbiamo familiarità, che è stata da sempre oggetto di venerazione, timore e rispetto e che nel romanzo viene letteralmente violentata da un’umanità alla deriva: la sirena. 
"Sotto la pelle - libri antispecisti" - Ep 2 "Sirene" di L.Pugno

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"Sotto la pelle - libri antispecisti" - Ep 2 "Sirene" di L.Pugno


Pugno riesce a rendere questo romanzo così disturbante attraverso la desacralizzazione di una figura mitologica con la quale tutti noi abbiamo familiarità, che è stata da sempre oggetto di venerazione, timore e rispetto e che nel romanzo viene letteralmente violentata da un’umanità alla deriva: la sirena. 

Minima Shop

October 31, 2022


"Sotto la pelle - libri antispecisti" - Ep 2 "Sirene" di L.Pugno

"Sotto la pelle - libri antispecisti" è un podcast di Minima Shop in cui io, Viviana, condivido le mie riflessioni sul rapporto tra animali umani e animali non umani attraverso l’analisi di alcuni romanzi che sono interessati a indagare i confini tra specie e tutte le conseguenze che questi confini continuano ad avere nel modo in cui ci definiamo umani e in cui consideriamo gli animali. Trovi il trailer su spotify e su Spreaker.

Puoi ascoltare gratis questa seconda puntata su Spotify e su Spreaker.

Qui sotto trovi la trascrizione.

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Samuel salì sulla piattaforma che sovrastava le vasche e aprì uno degli armadietti. Si tolse la tuta col logo western standard della yakuza – una y stilizzata in un cerchio enso, che sembrava tracciata col sangue – e indossò la muta di neoprene.
Il bordo vasca era deserto, non c’era nessun altro nell’allevamento. Con l’epidemia di cancro nero, c’erano stati tagli al personale. Erano rimasti solo due sorveglianti, Samuel e Ken’nosuke, che lavoravano su turni, i tecnici veterinari e gli addetti alla macellazione della carne. Quello era uno degli impianti più piccoli, uno dei primi. C’erano stabilimenti più grandi e moderni in altri punti della riserva marina yakuza.
La monta delle sirene stava per iniziare. Subito dopo, dal pannello di controllo del sistema di svuotamento delle vasche, Samuel avrebbe attivato il ricambio dell’acqua. Era una delle cose che gli piaceva fare.

SPOILER ALERT E TRIGGER WARNING

Quello che hai appena sentito è l’incipit di “Sirene” di Laura Pugno, il romanzo di cui ho scelto di parlarti in questa seconda puntata. Innanzitutto voglio avvisarti che in questo podcast saranno presenti moltissimi spoiler, sono necessari all’analisi del romanzo, quindi se non hai ancora letto il libro e sai che gli spoiler potrebbero rovinarti il gusto della lettura, ti consiglio di passare di qui più tardi. 

Inoltre vorrei dirti che sono presenti riferimenti a violenza, soprattutto sessuale, se sei particolarmente sensibile, forse dovresti valutare di non ascoltare questa puntata.

L'ESORDIO ETERNO DI "SIRENE"

“Sirene” è il romanzo d’esordio di Laura Pugno, o meglio, come sottolinea spesso nelle interviste la sua autrice, è il suo esordio eterno perché dopo la sua prima pubblicazione nel 2007 per Einaudi, quando già fu apprezzato dalla critica e da un pubblico di nicchia, ha conosciuto una nuova stagione di grande popolarità in seguito alla ristampa per Marsilio nel 2017, un’operazione editoriale che l’ha consegnato a una audience nuova e giovane. Ed è recente la notizia che vorrebbe l’autrice impegnata nella lavorazione di una serie tv tratta dal romanzo.

La seconda vita di Sirene potrebbe inserirsi nella scia di quel filone letterario che riscrive il mito antico e che nell’ultimo periodo ha avuto grande successo, soprattutto tra i giovani, pensiamo a opere come “Il canto di Penelope” di Atwood o “Circe” e “La canzone di Achille” di Miller, ma a differenza di questi titoli, Sirene fa un’operazione molto diversa con la figura mitologica della sirena, di cui avremo modo di parlare nel corso di questa puntata.

Forse  quindi la ragione del suo rinnovato successo va ricercata più nella nuova sensibilità dei lettori contemporanei, legata sicuramente agli avvenimenti di carattere sanitario, ambientale e sociale che ci hanno investiti tutti negli ultimi anni e che fanno risaltare i temi più ambientalisti presenti nel romanzo spostandolo così dalla “distopia” e dal “genere fantastico”, al realismo.

Per quanto le etichette del “fantastico” “fantascientifico” o del “realismo” possano costituire punti di riferimento importanti per orientarci all’interno dell’opera di Pugno, è ben evidente a chiunque si approcci all’opera, che non riescano a contenere del tutto la complessità dei temi, dello stile, della scrittura: Sirene ha certamente degli elementi costitutivi della distopia ma non rischia neanche per un attimo di essere pura letteratura d’evasione, tutt'altro, rifugge gli stereotipi del genere e utilizza lo spunto fantastico abbinato a una lingua precisa e fredda per provocare nei lettori un effetto di straniamento molto forte, uno shock emotivo che riesce a farci riflettere sul confine tra animale e umano.

IL FUTURO DISTOPICO DI UNDERWATER

Parlando un po’ della trama, come dicevo prima, “Sirene” forse deve la sua seconda fortuna alle nuove circostanze che ci siamo trovati a vivere negli ultimi anni e che il romanzo in qualche modo evoca: ambientato in futuro distopico, post-apocalittico, in un luogo denominato “nuova baia California”, nelle acque di Underwater all’interno dei così chiamati “territori”, Sirene ci parla di un’umanità afflitta da un’epidemia inarrestabile, la peste nera, un cancro della pelle incurabile e letale che si contrae esponendosi ai raggi solari e si trasmette per contatto. In questo mondo ormai inospitale all’umano, dove il sole è diventato “un dio maligno” che chiede sacrifici, probabilmente a causa di un cambiamento nell’atmosfera, un qualche disastro ecologico che non viene mai spiegato, le persone per sopravvivere sono costrette a nascondersi sott’acqua, perlomeno di giorno quando il sole è alto in cielo, e uscire quindi di notte, al riparo dal pericolo. 

La malattia ha esacerbato le differenze sociali tanto che all’indomani dello scoppio della peste, la distanza fra poveri e ricchi non è mai stata così ampia: da una parte i ricchi, e tra questi la yakuza, la mafia giapponese, (unico elemento presente nel romanzo che dà una coordinata geografica precisa, il Giappone)  ricchi che grazie alle possibilità economiche hanno scoperto la vita sotto l’acqua, nei resort suboceanici; dall’altra la gente normale che si ripara nei bunker e di giorno gira con mute, maschere e biacca protettiva; infine i disperati, quelli che non hanno niente da perdere e continuano a vivere nei vecchi edifici e uscire all’aperto come se niente fosse. Tra questi c’è Samuel, il nostro protagonista, che infatti vive ancora sulla terraferma, in piena luce.

Samuel ci viene presentato nel bel mezzo del suo lavoro, a bordo di una vasca, all’interno di un allevamento di proprietà della yakuza, la mafia giapponese che, con il benestare delle autorità, ha preso il controllo sulla società, mentre sta vigilando su una fase molto delicata dell’intero processo di cui si occupa: la monta, cioè la riproduzione forzata delle sirene.

Perché in questo mondo distopico le sirene sono tenute in cattività, inseminate, fatte riprodurre, macellate per la loro prelibata “carne di mare” e anche sfruttate sessualmente nei bordelli.

Questa è l’invenzione più forte di Pugno: ciò che rende questo romanzo così disturbante e straniante è la desacralizzazione della sirena, una figura mitologica con la quale tutti noi abbiamo familiarità, che è stata da sempre oggetto di venerazione, timore e rispetto e che nel romanzo viene letteralmente violentata da un’umanità alla deriva.

STORIA DELLE SIRENE: UN PICCOLO EXCURSUS

Vale la pena fare un piccolo excursus sulla figura mitologica della sirena e i significati che ha acquisito nelle varie epoche per capire l’operazione di Pugno nel suo romanzo.

ANTICA GRECIA

Andando indietro nel tempo, fino all’Odissea di Omero, sappiamo che nell’immaginario collettivo dei greci le sirene erano tre sorelle Partenope, Leucosia e Ligea che con il loro canto melodioso irretivano gli uomini che si fermavano ad ascoltarle promettendo loro la conoscenza “onniscente”, per poi farli scivolare in un torpore che li portava poi alla morte. Queste sirene erano creature che vivevano sulla terraferma, sulle rocce di un’isola nei pressi dell’attuale Sicilia, e avevano un aspetto a metà tra uccelli e donne. Leggenda vuole che dopo aver fallito nella seduzione di Odisseo, si siano suicidate gettandosi in mare e dando origine alla città di Napoli (Partenope), alla città di Terina, una polis della Magna Grecia, e all'isola di Licosa.

Le sirene sono quindi nell’antica Grecia il simbolo del confine tra donna, di cui hanno l’abilità della parola, e uccello, da cui prendono la capacità di emettere suoni dolcissimi e melodiosi, tra natura animale e umana, ma anche tra natura marina e terrestre: sono quindi il simbolo del confine, dell’indefinito, dell’ambiguo, sono allo stesso tempo seducenti perché depositarie di una conoscenza infinita del passato e del presente, quella conoscenza che è preclusa agli uomini e la cui promessa, “saper più cose”, le rende così seducenti, al tempo stesso sono pericolose, letali. 

Un’ulteriore ambiguità della loro figura deriva dal fatto che sempre nell’antica Grecia le sirene stazionavano alle porte dell’Ade dove accoglievano i defunti consolandoli con il loro canto, quindi ancora una volta sono alla soglia tra due mondi, fanno da tramite tra mondo dei vivi e dei morti e accanto alla funzione tentatrice hanno anche quella consolatoria.

LE SIRENE NEL MEDIOEVO

E' Durante il Medioevo che gradualmente si afferma la versione della sirena come donna con la coda di pesce, quale oggi noi la conosciamo, non si sa se questa trasformazione sia avvenuta per un errore di traduzione e trascrizione dai testi antichi o per ragioni ideologiche, le sirene infatti non potevano avere le ali come gli angeli in quanto esseri maligni, tentatori, letali: in ogni caso la sirena perde le ali e gli artigli da uccello e acquista la coda di pesce e si rafforza sempre più la sua simbologia legata alla lussuria, quindi al peccato, dal quale l’uomo probo deve tenersi lontano. la donna - pesce è un mostro maligno, che inganna, che ammalia, è il simbolo dell’amore carnale, della femminilità, dello sconosciuto e mantiene la sua natura duplice e complessa conservando il suo effetto ambiguo sugli uomini: il fascino e la repulsione.  

LA SIRENETTA DI ANDERSEN

Con la fiaba di Andersen la sirena si avvicina all’umano: la fanciulla- pesce per amore di un uomo accetta il martirio. In cambio della pozione che la trasformerà in umana subirà l’amputazione della lingua che la renderà per sempre muta e le farà perdere ciò che possiede di più prezioso, la sua voce melodiosa, e accetterà anche la perdita della coda in cambio di un paio di gambe, una trasformazione che le provocherà dolore costante, “come camminare su coltelli appuntiti tutto il tempo” ci dice Andersen. Una volta umana potrà tentare di sedurre il principe di cui si è innamorata, se non lo farà, sarà destinata a dissolversi come schiuma nel mare.

E nella fiaba di Andersen purtroppo questa è la sua fine, il principe si innamora di un’altra donna e di fronte alla possibilità di ucciderlo e riguadagnare la sua vita passata, la sirenetta deciderà invece di salvarlo e sacrificarsi. In questa fiaba, sicuramente influenzata dalle vicende personali del suo autore, la sirenetta riflette la condizione del diverso, la sofferenza dell’outsider, e il percorso  che incarna è quello della ricerca della propria identità e dell’affermazione di sé. Tutte tematiche decisamente edulcorate e anche un po’ travisate dal classico Disney a lieto fine che è poi ciò che è rimasto più nell’immaginario contemporaneo quando si parla di Sirene.

CHI SONO LE SIRENE DI LAURA PUGNO?

LA SCOPERTA DI UNA NUOVA SPECIE ANIMALE

Tornando a Pugno, chi sono dunque le sue sirene?

“Il dimorfismo sessuale era enorme. I maschi erano dugonghi di piccola taglia, non avevano niente di umano.
Le femmine erano bestie da latte e da carne e insieme erano donne, prive di parola, prive di gambe, il muscolo unico della coda capace di spezzare in due la schiena di un uomo, la vagina liscia, protetta dall’abrasione dell’acqua di mare da uno smegma madreperlaceo, priva di peli.
Ti guardavano con occhi vuoti, spenti, verde mare o oltremare, con le membrane nittanti delle palpebre come pezzi di plastica sporca, i visi poco più che musi – di vacca, pensò Samuel – ma a complicare il loro corpo c’erano quei capelli lunghi, se poi si potevano dire capelli, un’unica massa elastica verdeazzurra o azzurro vivo che scendeva sulla schiena, che ondeggiava nell’acqua come le trecce della più splendida delle adolescenti, e le braccia verde chiaro con le mani palmate, il seno sempre grande e pesante con i capezzoli verde cupo, durissimi, da cui nell’estro usciva un latte dolciastro”.

Le sirene di Laura Pugno hanno sicuramente in comune con le sirene mitologiche l’attrattività, le sembianze umane, il fascino del diverso e il mistero delle profondità marine e in questo ci sono familiari. 

Pugno le descrive in maniera molto realistica, scientifica, come se stesse descrivendo una nuova specie animale, la loro pelle è ricoperta da uno smegma madreperlaceo, le membrane nittanti delle palpebre come pezzi di plastica sporca, i visi poco più che musi, le braccia verde chiaro con le mani palmate. Cantano, ma non per l’essere umano, il verso stridulo che emettono, simile a quello di un gabbiano o di una foca, è un richiamo ultrasonico che fa impazzire i cani e che non è udibile dagli umani.

Hanno quindi tratti che le accomunano alle femmine della specie umana, gli occhi, i seni, i capelli lunghi, e che provocano turbamento e attrazione negli uomini, mantengono la loro pericolosità e in questi elementi rimandano agli archetipi antichi che conosciamo.

Sappiamo che la loro scoperta è avvenuta vent’anni prima , quando la peste non è ancora scoppiata. 

All’inizio le sirene sono viste da alcuni come una mutazione genetica, un’evoluzione dei dugonghi, una specie nuova destinata a soppiantare gli umani, altri riconoscono in esse la specie antichissima, mitologica.

Un particolare interessante è la scoperta dell’immunità delle sirene alla peste nera, probabilmente dovuta allo strato viscido e madreperlaceo che ricopre e protegge la loro pelle, un vantaggio che si cerca di studiare e riprodurre in laboratorio per rendere immuni gli uomini, ma senza successo.

In un’altra digressione del romanzo, che alterna capitoli nel tempo presente della narrazione a flashback, sappiamo che a un certo punto c’è stata una moria di sirene, si sono spiaggiate moribonde, per poi morire e decomporsi sulla riva spargendo l’olezzo di decomposizione. e in questa occasione alcuni operatori del Museo di scienze Naturali ne avevano prelevate alcune ancora vive, le avevano uccise con uno shot di veleno per poi imbalsamarle ed esporle nelle teche.

Nei primi tempi qualcuno prova anche a tenerle come pet, negli acquari, nelle piscine, ma la loro crudeltà latente si rivela ben presto e fa scomparire ogni possibilità di un mercato per sirene da compagnia. Ecco che allora, complice anche la scarsità di cibo, si decide di prelevarle dall’oceano e allevarle a scopo alimentare e sessuale, fino a provocare la loro estinzione in natura:

“...nei macelli le sirene non arrivavano a invecchiare. la carne diventava granulosa. Il più apprezzato era il vitello di sirena, giovane e tenero. la carne di sirena era molto richiesta. C’erano i bordelli con sirene, in realtà proibiti dalla legge perché la specie era in estinzione. Le sirene erano il nuovo sport sessuale, il nuovo caviale Beluga”

SIRENE COME CARNE DA MACELLO

La sirena di Pugno assomiglia molto a una femmina umana dunque ma ha anche tratti propri di un animale che conosciamo bene, la vacca, e proprio come questo animale tra i più mortificati al mondo, è sfruttata ad ogni livello: per trovare una cura alla peste, per intrattenere i visitatori di un museo, come animali da compagnia e soprattutto, proprio come le vacche docili a cui i loro musi assomigliano, per produrre carne industrialmente.

Tanti sono i passaggi in cui Pugno, con una lingua priva di pathos al contrario chirurgica, gelida, precisa, che quindi aumenta ancora di più l’impatto violento di ciò che descrive, ci dettaglia i meccanismi produttivi di cui le sirene sono vittime:

“La riproduzione delle sirene negli allevamenti, come del resto la crescita e l’accesso alla pubertà, era accelerata con estrogeni e un’alimentazione particolarmente ricca di grassi - il condizionamento ormonale - innaturale per la specie che si nutriva di alghe e plancton. L’accelerazione, rispetto ai ritmi naturali, era vertiginosa.
(...) sotto condizionamento ormonale, la gravidanza durava trenta giorni. nel giro di sei mesi, le sirene erano sessualmente mature, venivano fatte riprodurre e avviate al macello”
“Nel condizionamento ormonale, le sirene, come oche da paté, succhiavano notte e giorno il loro nutrimento - un misto di alghe standard, grasso e scarti di pesce - da grandi boccagli collegati a tubi conficcati nella parete delle vasche e assicurati alla nuca di ogni esemplare tramite una fascia elastica. I polsi delle bestie venivano bloccati contro la parete in modo che non potessero togliersi il boccaglio.”

Insomma in questo mondo post-apocalittico il trattamento riservato alle sirene è precisamente uguale a quello che anche in questo esatto momento stiamo riservando a milioni di animali nel nostro sistema produttivo alimentare: gli animali sono imprigionati, ingrassati, fatti riprodurre forzatamente, mandati al macello e consumati. Il fatto di prendere la sirena mitologica, una figura portatrice della conoscenza infinita, della connessione tra due mondi, quello terreno e quello spirituale, per queste ragioni temuta e rispettata, e di trattarla come un animale d’allevamento, come carne da macello, è il primo aspetto straniante e disturbante del romanzo.

L'ASSOCIAZIONE DONNA-ANIMALE 

Ma c’è di più, perché la sirena è una creatura a metà tra umano e animale, nello specifico tra femmina umana e animale, ha i tratti femminili (capelli lunghi, seni, pelle liscia, occhi) e per questo viene sfruttata anche per soddisfare le fantasie sessuali nei bordelli gestiti dalla yakuza. Il romanzo si apre tra l’altro con uno stupro e questo stupro è l’innesco di tutti gli eventi successivi: il protagonista Samuel si cala nella vasca delle sirene e violenta una mezzoalbina, Pugno ci dice che “aveva scelto la sirena più simile a una donna… con un muso quasi umano”. 

Scene di stupro ferocissime, crude, horror potremo dire, si susseguono per tutto il romanzo e hanno come vittime le sirene, soprattutto quelle sterili, quelle inadatte alla monta e alla riproduzione, o quelle particolarmente femminili che possono essere sfruttate sessualmente una volta capito come mettere a bada la loro ferocia: dopo l’accoppiamento, le sirene infatti uccidono e divorano il partner, il dugongo: la soluzione è praticare delle regolari iniezioni di estrosimulatori cosìcchè molli e narcotizzate possano accoppiarsi senza l’effetto collaterale della ferocia post-coito.

L’abuso che subiscono le sirene è evidentemente nel romanzo una metafora per l’abuso che subiscono tutte le donne, sia le altre personagge presenti nel romanzo, che simbolicamente tutte le donne in una società fortemente improntata sulla logica del dominio, della violenza, della sopraffazione, dello sfruttamento quale abbiamo capito essere Underwater.

I personaggi femminili che compaiono in sirene sono tutte donne abusate, la madre di Samuel sappiamo essere stata uccisa dal padre, Sadako, la sua compagna, è una donna giapponese che Samuel trova legata sul suo letto, e che gli viene data in dono dai vertici della Yakuza. Sadako è la figlia illegittima di uno yakuza che la usa come divertimento sessuale e la fa marchiare a fuoco sulla schiena, le imprime il proprio nome, la brandizza come una sirena da macello, prima di cederla al fratello, che a sua volta la cederà a uno yakuza anziano, il quale infine alla sua morte la passerà alla sua guardia del corpo. Quando la guardia muore,  “Sadako era stata giudicata troppo usata…era stato a quel punto della storia che Samuel, entrando in casa, l’aveva trovata legata al letto.”

LA POLITICA SESSUALE DELLA CARNE

L’associazione donna- animale è un tema chiave e nel romanzo viene esplicitato in maniera estrema attraverso il personaggio della sirena, che letteralmente è una donna animale. L’associazione donna-animale nelle sue conseguenze su come queste due categorie vengano nello stesso modo oggettificate e abusate nella società, è precisamente quello che metta a tema Carol J. Adams nel suo saggio “Carne da macello”: Adams la chiama “politica sessuale della carne” cioè la pratica di animalizzare le donne e sessualizzare gli animali.

Volendo sintetizzare, mangiare animali non è un fatto puramente “naturale” ma nella nostra cultura è fortemente legato all’idea di mascolinità e alla costruzione del concetto di virilità e porta con sé precisi simbolismi e altrettante ideologie che danno forma alle strutture di potere e al modo di esercitare il potere. Mangiare animali è direttamente connesso a sfruttare le donne, sono due facce della cultura maschilista, machista e violenta che non si fa problemi a utilizzare i corpi degli altri senza limiti, al punto che l’oppressione nei confronti delle donne è sovrapponibile all’oppressione subita dagli animali, ed è impossibile non vederne le connessioni e le matrici comuni. Chi detiene il potere a Underwater, cioè la yakuza, è anche chi controlla gli allevamenti di sirena e chi si può permettere di consumare carne di sirena di alta qualità. Le categorie sottomesse, marginalizzate, come gli uomini poveri o le donne, non possono permettersela e guarda caso una delle poche voci dissonanti rispetto alla cultura dominante è quella di una donna, Sadako, che è anche “vegan”, termine riportato nel testo, non mangia animali né tantomeno sirene ed è disgustata dal trattamento a loro riservato. 

Underwater si presenta in tutto e per tutto come una società maschile, dominata dagli uomini, che affermano il loro potere con la violenza mafiosa, è una società che ha evidentemente divorato ogni risorsa disponibile sul pianeta e provocato con la sua avidità una catastrofe ambientale e un’epidemia letale che sta decimando la popolazione, ed invece di ripensare se stessa e cambiare direzione, continua imperterrita sulla strada dell’autodistruzione, replicando gli stessi comportamenti che fin lì l’hanno portata: reitera i suoi sbagli nei confronti della natura e dell’ambiente nel momento in cui scopre una nuova specie di animale e decide di sfruttarla industrialmente fino a farla estinguere in natura, tratta le sue donne come animali nel senso che come con gli animali, le oggettifica, le priva di soggettività e le mortifica e in questo non può che evocarci la nostra di società, i conflitti sociali in atto tra uomini e donne, le modalità di dominio che stanno distruggendo il pianeta e mortificando gli altri animali.

IL SUPERAMENTO DEI CONFINI TRA SPECIE COME UNICA POSSIBILITA' DI SALVEZZA

Nell’orizzonte di un mondo completamente devastato e che reitera i suoi sbagli, Pugno in Sirene affida l’unica possibilità di salvezza non a un personaggio umano, non all’anti-eroe Samuel, ma a un ibrido, Mia, la sirena-umana inspiegabilmente nata dallo strupro che Samuel ha commesso contro la mezzoalbina. E mentre Underwater continua a ragionare sempre secondo i soliti paradigmi, e sembra già progettare lo sfruttamento dei boscimani africani, che una nuova ricerca scientifica vorrebbe immuni al cancro nero, Mia riesce a scappare dal suo destino che la vorrebbe carne di mare o oggetto sessuale.

Il finale per niente consolatorio sembra dirci che solo nell’ibrido, nella creatura nuova che fonde animale e umano, quindi nel superamento della specie umana, c’è la chance di andare oltre certi meccanismi e dinamiche di potere costruite su rigidi confini, quelli tra civiltà e natura, tra riserve marine e oceano aperto, tra sirene e uomini, tra uomini e donne, tra animali umani e animali non umani.

“Samuel avrebbe potuto dirle che era molto, molto lontana dalla riserva marina yakuza, ma Samuel e la yakuza, per Mia, non erano più vivi del suo ultimo pasto. Quello era l’oceano. La mente di Mia era tabula rasa”.

SALUTI FINALI E CONTATTI

Spero di averti convinto a leggere "SIRENE", o nel caso tu l’abbia già letto, spero di averti dato qualche spunto di riflessione interessante su questo romanzo.

Se vuoi condividere le tue opinioni su “Sirene” puoi scrivermi a minima@minimashop.it, o mandarmi un messaggio su instagram e facebook @minimashop.it, oppure lasciarmi un commento qui sotto.

Hai ascoltato la seconda puntata di “Sotto la pelle - libri antispecisti”, un podcast prodotto da Minima Shop, negozio vegan, zero rifiuti e senza plastica. I Testi e la voce sono i miei, Viviana Lisanti, la sigla e i commenti musicali sono di Riccardo Canta e Ruggero Pasini. 

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