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Microplastiche: origini e conseguenze


Le microplastiche (che si chiamano così perché hanno un diametro compreso tra 330 micrometri e 5 millimetri) sono le principali responsabili dell’inquinamento degli oceani e dei mari. 

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Le microplastiche (che si chiamano così perché hanno un diametro compreso tra 330 micrometri e 5 millimetri) sono le principali responsabili dell’inquinamento degli oceani e dei mari. 

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April 27, 2020


Microplastiche: origini e conseguenze
immagine di Hungchaka [CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

La concentrazione di microplastiche tocca l'apice nelle cosiddette "isole", o meglio "zuppe", di plastica come il Great Pacific Garbage Patch. Ma è nel Mar Mediterraneo che raggiungono cifre record quasi 4 volte superiori a quelle registrate nel Pacifico (come riporta il report del 2018 del WWF, “Mediterraneo in trappola”.)

Da dove arrivano le microplastiche

Si originano in due modi: a partire dalla degradazione di grandi pezzi di plastica già presenti in mare per effetto degli agenti atmosferici (microplastiche secondarie) o rilasciate nell'ambiente direttamente nelle loro dimensioni micro (plastiche primarie), ad esempio attraverso il lavaggio di indumenti o l'abrasione degli pneumatici.

Le microplastiche primarie rappresentano il 15-31% di tutte quelle presenti nell’oceano. 

Origine delle microplastiche primarie

Le microplastiche secondarie rappresentano il 68-81% delle microplastiche presenti nell’oceano.

Gli effetti delle microplastiche sulla vita marina

Se è vero che i grandi pezzi di plastica feriscono gli animali, provocando deformità, intrappolamento e quindi morte per fame o annegamento ma anche, se ingeriti come spesso avviene, riduzione della capacità dello stomaco e quindi del senso di fame, blocchi intestinali, ulcere, necrosi, perforazioni e lesioni, sono le microplastiche a creare i danni maggiori.

Rifiuti di plastica nello stomaco di un uccello marino

Gli animali marini, soprattutto quelli che si nutrono direttamente sui fondali come cozze e granchi, ne ingurgitano in grandi quantità, per non parlare dello zooplancton (l’insieme dei piccoli organismi animali alla base della catena alimentare marina) che può ingerire involontariamente anche frammenti di plastica più piccoli di 1 mm trasmettendoli poi a tutti gli organismi che di esso si nutrono.

L'impatto delle microplastiche sull'uomo

Come tutto ciò riguardi da vicino anche l’organismo umano è abbastanza chiaro ed è una conseguenza della catena alimentare (gli animali mangiano la plastica e gli uomini mangiano gli animali che contengono plastica).

Sebbene non si conosca del tutto gli effetti sulla salute dell'uomo, per ora sull'opportunità o meno di ingerire microplastiche, vige il principio di precauzione (meglio evitare).

Inoltre se le quantità di microplastiche nei pesci potrebbero essere minime e comunque si accumulano soprattuto nell'intestino che di solito viene tolto prima di cucinare il pesce, non va dimenticato che si sono trovate microplastiche anche in altri alimenti come il miele e la birra.

Come possiamo diminuire l'inquinamento da microplastiche?

Possiamo diminuire il consumo di plastica preferendo materiali alternativi più durevoli, biodegradabili e compostabili e non disperdere mai la plastica nell'ambiente.

Per quanto riguarda le microplastiche primarie, alcune azioni concrete e fattibili per porre rimedio all’inquinamento riguardano la scelta dei cosmetici e le modalità di lavaggio dei nostri indumenti.

 

 

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