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La caccia va abolita: 9 ragioni
La fauna selvatica è patrimonio dello stato e dei cittadini, ci appartiene, dobbiamo tutelarla. Dobbiamo abolire la caccia, adesso.
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November 12, 2022

La caccia va abolita, adesso, perché tutti gli animali hanno il diritto di vivere senza essere sfruttati, abusati e uccisi. Ma non solo per questo, almeno per altre 9 ragioni.
1. Non è una necessità, non è uno sport, non è cultura né tradizione
La caccia era un’attività necessaria per la sopravvivenza quando gli uomini erano un popolo di cacciatori raccoglitori, oggi non lo siamo più da un pezzo, abbiamo a disposizione una grande varietà di proteine vegetali, non necessitiamo di carne tantomeno di cacciarla. I cacciatori oggi non uccidono per fame ma per divertimento. (Questo vale sicuramente per il nostro contesto italiano/ europeo/occidentale).
uno sport ad armi pari
La caccia non può essere definito uno sport in quanto nell’attività venatoria mancano elementi fondamentali dello sport quali il rispetto dell’avversario, le armi pari, il rapporto bilanciato tra i gareggianti e soprattutto il consenso di entrambi i gareggianti a competere. Nella caccia da una parte abbiamo gli animali, molto spesso grandi come una cartuccia, dall’altra abbiamo persone armate con fucili, che utilizzano cani da caccia, si servono di esche vive ( è purtroppo ancora lecito usare gli uccelli come “richiami” per la caccia, purché provengano da allevamenti e non siano catturati in natura e con attrezzature vietate) quindi ingannano la preda, sparano da dentro i capanni, dalle torrette, hanno i visori notturni etc. Non vi è evidentemente alcuna etica, nemmeno sportiva.
La caccia è una tradizione violenta che oggi non ha alcuna valenza, è obsoleta, anacronistica, nociva da innumerevoli punti di vista e come tutte le tradizioni sanguinarie può e deve essere superata senza esitazioni.
2. è una pratica crudele
L’aggravante della caccia, di per sé inutile, antiecologica e dannosa, è la sua insita crudeltà.
Se è imbarazzante l’accostamento dei termini allevamento-benessere animale, lo è altrettanto quello dei termini caccia-etica. Con l’aumentare della sensibilità collettiva sui temi del rispetto degli animali quali essere viventi senzienti e dall’altra parte la messa in discussione, seppur minima, lacunosa, insufficiente, ipocrita da parte degli organi legislativi europei delle modalità di allevamento, macellazione e trasporto degli animali allevati in ottica di una loro maggiore tutela, seppur tutto questo dicevo, oggi l’attività venatoria è ancora legale, ed è paradossale.
Alcuni sostenitori della caccia tentano addirittura, ma vanamente, di spacciare l’attività venatoria come alternativa etica agli allevamenti, come via d’uscita a un sistema produttivo che sfrutta gli animali e priva loro degli spazi vitali e della possibilità di esprimere le loro caratteristiche etologiche “perché almeno gli animali cacciati muoiono da “liberi”, dopo una vita in natura, in spazi sconfinati, a mangiare quello che vogliono, a riprodursi come vogliono etc; perché la caccia è amore e passione, rispetto della natura, tutela della biodiversità non come quei cattivoni degli allevatori che tengono gli animali chiusi in ambienti sovraffolati…che ne sanno loro dell’etica di chi la carne se la procura con le sue mani armi!”
Posto che gli animali soffrono e muoiono comunque, sia che vengano uccisi negli allevamenti, sia che vengano uccisi nel bosco, sia che vengano uccisi dai cacciatori, sia che vengano uccisi dai bracconieri o dal macellaio…da che pulpito ergersi a paladini di ambiente e animali, da che pulpito osare proporre la selvaggina cacciata come “risorsa” preziosa di carne di qualità e etica in alternativa agli allevamenti, quando non si menzionano due o tre fatti:
> la caccia è insitamente crudele perché oltre a poter perdere la vita, gli animali soffrono la paura e lo stress mentre sono inseguiti: ci sono animali che continuano a scappare e correre fino allo sfinimento; animali che hanno infarti. Pensiamo ai cervi, alle lepri o alle volpi, dietro quest’ultime vengono sguinzagliati i segugi o i terrier che le seguono fino alle tane e addirittura dentro le tane dove le tengono sotto tiro fino all’arrivo dei cacciatori, deve essere un bel trauma altro che una morte felice da animale libero.
una preda "non raccolta", solo ferita
> Il tasso di animali feriti, e non uccisi, è altissimo: a seconda delle specie e dei fucili usati può arrivare al 60% perché la maggior parte dei cacciatori non sono esattamente dei cecchini esperti come vogliono dipingersi. Gli animali si possono anche ferire perché cadono nella fuga, o perché si ritrovano su strade dove vengono investiti dalle automobili. Un animale ferito ci può mettere giorni, settimane a morire, di una morte lenta, di un’agonia terribile, per dissanguamento, emorragia, perché preda facile di altri animali, perché non riesce più a mangiare o a muoversi, a procurarsi cibo e quindi muore di fame e di sete. Se nella caccia sono previsti cani, questi, anch’essi vittime dei cacciatori, provocano traumi agli animali cacciati con i loro morsi, che non uccidono subito ma provocano ferite mortali.
Operazione Spartacus della guardia zoofila, 2020, Roma: 32 cani da caccia tenuti legati a catene cortissime, nel fango, con cucce improvvisate, realizzate con tavole di legno e non coibentate, esposti alle intemperie in una zona dove d’inverno le temperature scendono spesso sotto lo zero, nella zona di cosidetti “cinghialari” ovvero cacciatori dediti alla caccia al cinghiale
> la caccia è anche crudele perché implica il maltrattamento dei cani che sono considerati come puri strumenti subordinati al volere del cacciatore. Sono cani che vengono selezionati e allevati con lo scopo unico della caccia, animali usa e getta, schiavi che in tutte le fasi della loro vita sopportano un elevatissimo grado di stress:
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subiscono forme coercitive e punitive di addestramento: tra i metodi per addestrarli sono comuni bastoni, aculei nelle prede, collari elettrici; per la caccia ai cinghiali si utilizza un metodo di addestramento che consiste nello scontro diretto con la preda: i cani sono rinchiusi in piccoli recinti, senza alcuna via di fuga, insieme ai cinghiali che devono braccare, inducendo quindi un combattimento sanguinolento per la sopravvivenza
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quando la stagione venatoria è chiusa, i cani vengono rinchiusi in piccoli serragli, isolati socialmente, non curati e non nutriti in maniera adeguata, nella totale indifferenza ai loro bisogni etologici
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i cani con “difetti”, i cani feriti irreparabilmente durante gli addestramenti o le battute di caccia, i cani anziani o malati, vengono abbandonati a se stessi nei casolari, uccisi nei peggiori dei modi o abbandonati per la strada: non a caso i canili sono pieni di setter e segugi
La caccia sostiene l'industria degli allevamenti di razza e l'abuso dei cani: chi ama i cani non può amare la caccia.
> la caccia non è crudele solo contro gli animali cacciati e i cani ma anche per tutti gli altri animali che si intossicano con il piombo delle cartucce, e per le intere popolazioni di animali, come i rapaci, che sono a rischio estinzione per questo motivo (vedi punti 3,4,5,6,7)
> la caccia non è crudele solo contro gli animali cacciati e i cani ma anche per tutti gli altri animali che si trovano nella stessa area dove cacciano i cacciatori e vengono disturbati, traumatizzati con conseguenze devastanti (vedi punto 3 orso marsicano)
Paradossale che i cacciatori si ergano a paladini della biodiversità quando sono una delle concause della perdita di biodiversità e abbiano responsabilità diretta nel provocare danni ecologici inquantificabili. A questo sono dedicati i prossimi punti.
3. Causa l’estinzione di specie animali, protette e a rischio
Esistono delle regole che stabiliscono le date di apertura della stagione venatoria, i luoghi dove si può cacciare, gli orari, i giorni e anche quali animali si possono cacciare e in quali quantità (i carnieri) ma purtroppo come dicevamo al punto precedente, i cacciatori non sono poi questi grandi cecchini, non riescono a sparare quasi mai selettivamente: l’età media è avanzata, le diottrie in calo, le loro conoscenze non così approfondite, i sistemi per verificare le loro abilità e conoscenze non così raffinati, ecco perché, "per sbaglio" o perché non sanno distinguere a distanza le specie (problemi di look-alike con specie globalmente minacciate) uccidono moltissimi animali protetti, che non è legale cacciare, che sono a rischio estinzione e/o in declino. C’è da considerare che a volte invece lo fanno apposta, i cacciatori possono infatti portare avanti consapevolmente anche attività di bracconaggio.
La caccia provoca danni gravi anche ad altri animali, non direttamente cacciati: prendiamo l’esempio della braccata, la caccia al cinghiale più diffusa in Italia per mezzo della quale i cinghiali vengono spinti verso le poste da una muta di cani. Caratteristiche nocive della braccata: scarsa selettività e forte disturbo di molte specie non target presenti nell’area, alcune delle quali particolarmente minacciate, come l’orso bruno marsicano che è nella lista rossa degli animali in pericolo critico di estinzione. L’orso può venire colpito erroneamente dal cacciatore ma ci sono anche altri tipi di problemi: l’attività di caccia, svolgendosi generalmente nel periodo autunnale e invernale, coincide con due momenti critici della sua vita che sono l’iperfagia, ovvero il periodo immediatamente precedente l’ibernazione, durante il quale questi animali devono assumere cibo in grande quantità ( la caccia spaventa gli orsi che si allontanano dalle aree fondamentali per la ricerca di cibo); e lo svernamento (la caccia provoca il risveglio dell’orso, lo spostamento dalla tana e l’abbandono dei cuccioli con chiari impatti negativi sui trend demografici).
4. Ha delle regolamentazioni permissive e antiscientifiche
Se al punto precedente aggiungiamo che nell’ambito della stessa attività venatoria regolamentata, quindi della caccia legale, non del bracconaggio, vigono regolamentazioni quantomeno permissive e in aperto contrasto con i pareri scientifici di ornitologi, etologi e biologi, comitati scientifici etc capiamo che la situazione si aggrava.
Sembra assurdo ma è proprio così: in Italia molte specie di animali, soprattutto uccelli, in precario stato di conservazione, sono ancora cacciabili, e a volte cacciabili anche in periodi delicati come la migrazione e la riproduzione.
Nello specifico sono ben 19 le specie cacciabili in Italia classificate come SPEC (cioè Specie Europee di Interesse Conservazionistico) da Birdlife International, che è la fonte scientifica ufficiale di informazioni sugli uccelli per la Lista Rossa IUCN, di seguito la lista:
Le 19 le specie cacciabili in Italia ma classificate come SPEC (cioè Specie Europee di Interesse Conservazionistico)
la pavoncella, classificata come Vulnerable, cacciabile in Italia perché è ottima con la polenta
5. Permette il rilascio di alcune specie in natura
Si chiama “ripopolamento” ed è legalizzato dalla legge 157/92 che individua e disciplina le zone dove si può far riprodurre la fauna selvatica allo stato naturale, per poi catturarla e liberarla in altre zone con lo scopo di essere cacciata dai cacciatori…che già così fa ridere. In teoria i ripopolamenti devono essere finalizzati ad “aumentare complessivamente la stabilizzazione di popolazioni naturali in base alle specifiche potenzialità territoriali”. In concreto i ripopolamenti non tengono conto delle dinamiche e degli equilibri ecologici, anzi devastano gli equilibri ecologici:
> guarda caso i ripopolamenti hanno come oggetto esclusivamente specie cacciabili: fagiani, starne e lepri. La caccia a queste specie in molte aree è possibile solo perché questi animali vengono introdotti prendendoli da allevamenti, non c’è alcuna iniziativa per favorire lo stabilirsi delle popolazioni naturali. Palesemente non c’è alcun intento di conservazione, l’intento è quello di fare felici e contenti i cacciatori che così possono sparare.
> la selvaggina immessa nel territorio, spesso importata dall’estero, non è controllata geneticamente, così si introducono sul territorio pericolose patologie e anche specie non autoctone con conseguente “inquinamento genetico” e situazioni in cui le specie alloctone entrano in competizione con specie autoctone (minilepre vs lepre italica)
> la selvaggina introdotta nei territori viene da allevamenti, significa che sono individui selezionati in cattività che hanno perso la capacità di riprodursi in natura o sono incapaci dei normali comportamenti antipredatori, con conseguenze gravi sulle dinamiche prede-predatore
Uno dei tanti casi degli ultimi anni: i cinghiali chiusi nel parco cittadino La Maggiolina, La Spezia, fino all'ultimo minacciati di abbattimento. Colpevoli di esistere, fatti esistere dai cacciatori.
Emblematico il caso dei cinghiali di cui tanto si parla nelle cronache degli ultimi anni: sono tanti, sono troppi, devastano i campi, arrivano in città, rovistano nella spazzatura, aggrediscono le persone (?), provocano incidenti automobilistici, creano rischi sanitari come peste suina, bisogna ucciderli, contenerli…magari perché no, facendosi aiutare dai cacciatori che così uniamo l’utile al dilettevole.
Ma chi avrà portato tutti questi cinghiali in Italia? I cacciatori. Le immissioni di numerosi esemplari a scopo venatorio, la modalità di caccia in braccata, il foraggiamento, il controllo affidato al mondo venatorio e limitato agli abbattimenti, sono le cause della diffusione della specie e dei danni determinati anche al settore agricolo. Non prendiamocela con i cinghiali, prendiamocela con i cacciatori e magari non affidiamo loro il controllo e la gestione della fauna selvatica, ché non sono in grado e non vogliono, hanno un piccolo conflitto di interessi.
6. Non scongiura il bracconaggio, lo favorisce
Dal 2009 al 2020 sono stati accertati in Italia 35.500 illeciti, 2.960 ogni anno, quasi 250 al mese, ma solo l’1% di illeciti è accertato.
E il confine tra caccia, caccia di frodo e bracconaggio è davvero labile se pensiamo che è illegale qualsiasi uccisione di un animale che avviene fuori dalle norme, dal periodo e con mezzi non permessi e che i dati delle forze di polizia e delle guardie forestali dicono che chi caccia illegalmente è quasi sempre munito di licenza di caccia, cioè sono cacciatori che si dedicano anche al “bracconaggio” o meglio alla caccia di frodo (i bracconieri per definizione non hanno licenza). Nel 2020 ad esempio i reati venatori sono stati compiuti per il 63% da cacciatori e per il 34% da bracconieri, ovvero persone non in possesso di licenza di caccia.
Se dopo trent’anni dalla entrata in vigore della Legge 157/1992, nonostante l’elevatissimo numero di illeciti contro la fauna selvatica commessi in Italia, non si è ancora riusciti a fare leggi che alzino le sanzioni contro il bracconaggio, è perché i cacciatori si oppongono, tramite i loro rappresentanti parlamentari, sono proprio loro a mettersi contro una legge necessaria, loro che tanto dicono di aver solo da guadagnare dal denunciare illeciti nell’attività venatoria.
Abolire la caccia potrebbe a questo punto essere un metodo da prendere in considerazione anche per diminuire, e possibilmente eliminare il bracconaggio, diventerebbe più semplice individuare chi caccia e sanzionarlo.
7. Il piombo delle cartucce uccide (in tanti modi diversi)
Il piombo è un metallo tossico e pericoloso che è stato bandito in tantissimi settori e quindi eliminato in molti prodotti di uso comune come benzine, vernici, giocattoli, tubazioni, leghe per saldature, pesi per l’equilibratura dei pneumatici.
Praticamente il piombo viene usato ancora in maniera estesa solamente nel campo venatorio. E questo nonostante si conoscano perfettamente i suoi effetti negativi su molte specie di animali acquatici, terrestri, sull’ambiente e persino sulla salute umana.
Saturnismo nell’uomo
Secondo la World Health Organization ed Efsa (European Food Safety Autority) non esistono livelli di piombo sicuri per il nostro organismo e i danni sono irreversibili. L’avvelenamento da piombo (saturnismo) nell’uomo può derivare dal consumo di carne contaminata: il piombo può passare dalla carne di selvaggina all’uomo perché pallini e proiettili, nell’attraversare la carne degli animali, perdono piccole schegge di piombo, di dimensioni tali da non essere percepibili durante le fasi di preparazione e consumo del cibo ma anche le parti di piombo che verrebbero facilmente scartate dal consumatore al momento del pasto (pallini interi o grossi frammenti di proiettile) contribuiscono alla contaminazione dei cibi durante le fasi di preparazione e cottura. La rimozione dei pallini o dei frammenti di proiettili dopo la cottura non è una precauzione sufficiente a prevenire l’assunzione del piombo. Un’altra fonte di avvelenamento per l’uomo può derivare dal consumo di uccelli selvatici che a loro volta siano stati vittime del saturnismo.
“Un’indagine condotta sottoponendo a radiografia 196 storni abbattuti con armi da caccia per il controllo dei danni alle produzioni di ciliegie nelle province di Piacenza e di Bologna ha permesso di verificare come 118 soggetti (pari al 60% del campione) contenessero pallini interi e/o frammenti visibili (Fig. 2). Il quantitativo medio di piombo è risultato pari a circa 32 mg per ogni 100 g di carne; la maggior parte del piombo (circa l’80%) è stato osservato in zone del corpo destinate al consumo. Inoltre si è accertato che i pallini sono soggetti ad una forte frammentazione e sono difficilmente individuabili durante le operazioni di preparazione delle carni"
Saturnismo negli animali
I mammiferi possono avvelenarsi mangiando i pallini da caccia anche se prevalentemente si ammalano per altre vie di esposizione. I sintomi sono: encefalopatie, neuropatie a carico del sistema nervoso periferico, cecità, anemia, ipertensione, nefropatie, salivazione eccessiva, vomito, coliche intestinali, perdite di peso, aborti, insonnia, perdita di coordinazione nei movimenti, frequente battito delle ciglia, rapidi movimenti delle orecchie, digrignamento dei denti, perdita di appetito, debolezza. Gli effetti compaiono oltre i 25 - 30 µg/dl e anche per i mammiferi la pericolosità del piombo risulta maggiore nelle fasi fetali e infantili.
Gli uccelli sono il gruppo a più alto rischio di avvelenamento da piombo a causa della caccia, e si intossicano perché
> ingeriscono direttamente i pallini da caccia che non sono andati a segno e che si disperdono nel terreno e nei fiumi/laghi
> mangiano prede vive (ferite) o morte che sono contaminate dal piombo dei pallini da caccia (cioè animali che sono stati colpiti dai cacciatori ma poi sono fuggiti oppure non sono stati “raccolti”; anche perché c’è l’uso di abbandonare nei luoghi di caccia le viscere dei capi abbattuti (intestino, stomaco, talvolta anche cuore e polmoni) per alleggerire il corpo dell’animale e renderlo più leggero e trasportabile
un'aquila resa zoppa dal saturnismo
Il saturnismo non solo compromette la salute di singoli animali ma compromette la conservazione anche di intere popolazioni, come i grandi rapaci e gli avvoltoi, in generale degli uccelli che si nutrono di carcasse: gli effetti del piombo su queste specie è devastante: la maggior parte degli individui muore o diventa sterile prima di essersi riprodotto un numero sufficiente di volte per assicurarsi una discendenza. Ne consegue che nel giro di poche generazioni un’intera popolazione può andare incontro all’estinzione (vedi Condor della California).
Gli uccelli affetti da saturnismo muoiono spesso prima del decorso della malattia perché sono più facilmente predati, sia dagli altri animali che dai cacciatori; se sopravvivono faticano a trovare un compagno, a costruire il nido, a deporre le uova e ad allevare i piccoli, sono più probabilmente vittime di incidenti come impatti con veicoli, vetrate, cavi sospesi, pale eoliche; sono più soggetti alla formazione di tumori; se esposti al piombo nelle fasi di sviluppo fetale nascono con funzioni motorie ridotte e quindi ridotte probabilità di sopravvivenza.
I sintomi del saturnismo negli uccelli sono difficoltà di coordinamento nel volo, posture anomale, diarrea, paralisi del tratto digestivo, che impedisce la digestione del cibo ingerito per cui l’uccello non riesce più a nutrirsi e diventa sempre più debole, sino a perdere la capacità di volare e di camminare. Successivamente c’è la paralisi dei muscoli delle ali e delle zampe, per cui le ali vengono trascinate sul terreno e le dita dei piedi perdono la motilità. Negli uccelli, le concentrazioni di piombo nel sangue sono considerate tossiche quando raggiungono 50 µg/dl; i primi sintomi di tossicità possono comparire già a partire da 20 µg/dl.
Nel Germano reale Anas platyrhynchos un singolo pallino di piombo di 0,3 g provoca un innalzamento del livello di piombo nel sangue sino a 1.300 µg/dl una settimana dopo l’ingestione, i Passeriformi risultano particolarmente sensibili al piombo;
l’ingestione di un solo pallino da caccia può uccidere un uccello di media taglia nel giro di 24 ore
8. Contamina il suolo
La contaminazione da piombo nel suolo ostacola i processi di decomposizione della materia organica e la formazione dei nutrienti, batteri e alcuni invertebrati non sono più in grado di svolgere le proprie funzioni ecologiche. Le piante che crescono in corrispondenza dei terreni contaminati assorbono il piombo attraverso l’apparato radicale e lo accumulano nelle radici e nelle foglie.
Il piombo disperso nel terreno può essere ingerito da una grande varietà di specie: Anellidi, Gasteropodi, Artropodi, Anfibi, Rettili, Mammiferi e Uccelli. I suoli inquinati, tramite le colture agricole destinate all’alimentazione umana, possono contaminare l’uomo. I pallini sparati in corrispondenza delle zone umide vengono ingeriti dalla fauna acquatica, assorbiti dalle alghe e dalle piante, entrando in tal modo nella catena alimentare. Per attirare le anatre si usano delle sagome della forma di varie specie e si sparge cibo, per questo motivo molti uccelli acquatici si avvicinano e si alimentano proprio nelle zone dove si riscontrano le maggiori densità di pallini.
Le stime parlano di 10.000 t di piombo disperso in Italia nel 2006 a causa della caccia, a cui si aggiungono i colpi sparati durante le attività di tiro amatoriale all’interno di poligoni. In provincia di Brescia, nel corso della stagione venatoria 2005/2006 sono state disperse tra le 40 e le 60 t di piombo, corrispondenti ad una media di 1.300-2.000 g a cacciatore (stima per difetto).
Anche arsenico e antimonio sono composti che si trovano nelle cartucce e sono particolarmente tossici per tutti gli organismi viventi, oltre a essere in grado di raggiungere le acque di falda.
Nonostante tutto ciò appena esposto, l’unico atto normativo a livello nazionale che prevede espressamente limitazioni sull’uso di munizionamento contenente piombo prevede il “divieto di utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all’interno delle zone umide, quali laghi, stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune d’acqua dolce, salata, salmastra, nonché nel raggio di 150 m dalle rive più esterne a partire dalla stagione venatoria 2008/2009.”
Peccato che come abbiamo visto il problema c’è anche al di fuori delle aree umide.
9. Mette a rischio la vita delle persone (anche di quelle che sono contro la caccia)
L’Associazione vittime della caccia (Avc) pubblica sul proprio sito web un resoconto aggiornato degli incidenti a persone durante lo svolgimento dell’attività venatoria.
Nel dossier 2020- 2021 i dati sono 14 morti e 47 feriti, con 18 persone coinvolte del tutto estranee all’attività venatoria (4 morti e 14 feriti). Ma c’era la pandemia nel 2020-2021, si cacciava poco.
Durante la stagione venatoria le persone devono avere paura ad andare a fare passeggiate nei boschi, trekking, andare a funghi etc. I boschi diventano letteralmente proprietà dei cacciatori.
Ricordiamo poi che i cacciatori sono gli unici ad avere il diritto di accesso nei fondi privati: letteralmente ti possono entrare in casa e sparare se lo desiderano. C’è bisogno di sottolineare quanto è anacronistico e incoerente con la nostra costituzione tutto ciò? Attualmente si stima che il numero di cacciatori sia inferiore a 500 mila (neanche l'1% della popolazione), la gran parte dei cacciatori italiani ha oggi più di 65 anni e migliaia hanno più di 80 anni. Non esiste una minoranza che gode di così tanta tolleranza e che ha un tale potere in Italia come i cacciatori, sono intoccabili, come mai?
L’obiezione “economica” e conclusioni finali
I cacciatori sono un piccolo gruppetto in grado di fare grandi danni. Stanno sparendo, anno dopo anno diminuiscono e si auto estingueranno, bisogna soltanto dare una spinta alla loro estinzione abolendo la caccia.
La natura è già vessata dai cambiamenti climatici, tante specie vedono i propri habitat sparire e non riescono ad adattarsi alle nuove condizioni in cui si trovano a vivere. Non c’è bisogno di peggiorare la situazione con la caccia e il bracconaggio che non ci portano tra l’altro nessun vantaggio come società, solo danni ecologici.
L’obiezione (cinica) che la caccia abbia un valore economico si basa sull’indotto economico legato alla vendita di armi, alla concessione delle licenze, agli allevamenti di cani da caccia, alla vendita di salsicce di cinghiale alle sagre etc
Secondo lo studio dell’Università di Urbino, nel 2019 il valore del settore armiero in Italia (produzione di armi e munizioni per il mercato civile + fornitura e distribuzione + tiro e caccia) ha raggiunto i 7,5 miliardi di euro (0,42% del pil italiano); tiro e caccia valgono 6 miliardi di euro; gli occupati del settore e dell’indotto diretto sono 19.000; si supera quota 80.000 se si considerano anche tiro e caccia.
La domanda è: il bilancio dunque resta positivo se si prendono in considerazione i danni provocati dalla caccia (105 milioni annui solo a causa dell’elevata mortalità indiretta prodotta dalla caccia)? Il saldo netto è positivo se si pensa al fatto che la caccia sta spazzando via la biodiversità? sta avvelenando la terra e l’acqua? sta creando emergenze sanitarie? Ne vale la pena?
Anche la tratta degli schiavi portava un indotto economico notevole ai paesi che la praticavano, ad esempio, così come tantissime altri settori produttivi che nel corso della storia si sono dovuti convertire perché la sensibilità comune è cambiata o perché le ricerche scientifiche sono progredite.
La fauna selvatica è patrimonio dello stato e dei cittadini, ci appartiene, dobbiamo tutelarla. Dobbiamo abolire la caccia, adesso.
fonti
1. https://www.ilgazzettino.it/nordest/rovigo/un_altro_collare_addestrare_cane_scariche_elettriche_sequestrato_cacciatore_denunciato_dalla_polizia_provinciale_di_rovigo-7013570.html
2. https://www.quicosenza.it/news/provincia/476409-decine-di-cani-da-caccia-abbandonati-in-calabria-numerosi-nella-sibaritide
3. https://www.guardiezoofile.info/roma-sequestro-32-cani-da-caccia/
4. Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni:
https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/rapporto_158_2012_rev2.pdf
5. Munizioni di piombo: la grave minaccia per aquila reale, gipeto e altri avvoltoi alpini
https://www.youtube.com/watch?v=C9dzyEtIB4k
6. https://www.animal-ethics.org/la-caccia/
7. http://www.lipu.it/le-specie-a-rischio
8. www.vittimedellacaccia.org
9. caccia e tutela - della fauna selvatica, La legge 157/1992 a trent’anni dalla sua approvazione.
https://www.wwf.it/uploads/WWF-Italia-Report-Caccia-DEF-1.pdf
10. https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/tutela-fauna-selvatica-e-bracconaggio-in-italia_dati.pdf
11. Calendario del cacciatore bracconiere 2019-2020 Un’analisi della caccia illegale in Italia (Committee Against Bird Slaughter (CABS)
https://www.komitee.de/media/analisi_caccia_illegale_in_italia_2019-2020.pdf
12. https://www.cacciamagazine.it/valore-economico-della-caccia-il-nuovo-studio/
13. https://d24qi7hsckwe9l.cloudfront.net/downloads/furtodinatura_2016_28_09_def_2_1.pdf
14. https://www.cacciamagazine.it/cala-il-numero-dei-cacciatori-in-italia-il-declino-puo-essere-fermato/
15. Atti del XVI Convegno Italiano di Ornitologia IL RISCHIO DI SATURNISMO NEGLI UCCELLI NECROFAGI IN RELAZIONE ALLE ATTUALI MODALITÀ DI CACCIA DEGLI UNGULATI
https://air.unimi.it/retrieve/handle/2434/275376/389178/Atti%20CIO%20Cervia%20Piombo.pdf
16. Lead contamination in tissues of large avian scavengers in south-central Europe
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0048969721011979
17. VIDEO SHOCK SULL'INTOSSICAZIONE DA PIOMBO NEI RAPACI. LA PUNTA DI UN ICEBERG
https://www.youtube.com/watch?v=nC0dbGcCq-Y&t=283s
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