Sappiamo ormai che sostanze
come l'ossibenzone, contenute in creme e spray solari tra i più diffusi e utilizzati, rendono i
coralli più vulnerabili agli attacchi dei virus, pregiudicando la loro capacità di ripresa ai fenomeni di
sbiancamento. Altre sostanze agiscono come
interferenti endocrini e modificatori genetici sui pesci, sui ricci di mare, sui molluschi e sulle alghe.
Le barriere coralline più vulnerabili ai danni della protezione solare sono quelle che si trovano in zone altamente trafficate e senza molto ricambio idrico, come barriere coralline costiere o atolli. Ciò non toglie che la tossicità di alcuni ingredienti riguarda anche chi non vive in quelle zone e non prevede di andarci a breve a fare snorkeling, perché le creme vengono lavate via nel momento in cui si entra in acqua o ci si fa la doccia, e in questo modo si disperdono nell'ambiente e si fanno strada fino agli oceani.
Come scegliere una protezione solare ecologica
Fermo restando che nessuna protezione solare può dirsi sicura al 100% per la vita marina, che cosa bisogna cercare in una protezione solare per garantire che sia più ecocompatibile rispetto a un'altra (oltre a proteggerci dai raggi UV e UVA)?
Le creme solari "reef safe"
Con il termine "reef safe" o "reef friendly", che si può leggere sulla confezione di alcune creme solari, si intende una crema solare formulata con componenti non dannosi per la barriera corallina e meno impattanti sull’ecosistema marino (flora e fauna). Quindi è un termine che si riferisce per lo più all'Inci, alla lista ingredienti. Però sono tanti altri gli aspetti che dovrebbe avere una crema solare ecologica. Vediamoli uno ad uno.
Minerali
Come detto sopra, innanzitutto una crema reef safe di riconosce dagli ingredienti: i primi ingredienti dovrebbero essere ossido di zinco non nano e/o biossido di titanio non nano, cioè due filtri fisici che fanno da scudo e riflettono i raggi solari. Le particelle "nano", cioè sotto i cento nanometri sono da evitare in quanto possono penetrare nei coralli più facilmente.
No ossibenzone
Questo comune ingrediente anti-UV non ci dovrebbe essere perché indebolisce i coralli e li rende più attaccabili dai virus, di conseguenza rende molto più ardua la ripresa della barriera corallina dopo un fenomeno di sbiancamento.
Resistenza all'acqua
La crema solare va spalmata nuovamente dopo ogni bagno proprio perché a contatto con l'acqua viene lavata via. Più una crema solare è resistente all'acqua, meno si dissolverà nell'ambiente acquatico inquinandolo (vale anche per una crema con un filtro minerale e non chimico).
Lozione, no spray: lo spray è più facile che si disperda sulla sabbia, nella terra e quindi finisca in acqua. La lozione da questo punto di vista è più sicura.
No parabeni: questi conservanti sono deleteri per i coralli, li indeboliscono e rendono più vulnerabili allo sbiancamento.
No ottinoxato, ottocrylene, triclosan, acido para-aminobenzoico (noto come PABA), canfora e microplastiche (per gli stessi motivi dell'ossibenzone).
No confezioni di plastica: anche il contenitore fa la sua parte, è preferibile evitare tubi e tubetti in plastica e scegliere latta o metallo, riciclabili e riutilizzabili.
La nostra proposta
La protezione solare che abbiamo selezionato su Minima Shop è una crema reef safe all’ossido di zinco, SPF 30, ad ampio spettro UVA e UVB, resistente all’acqua. La formulazione non contiene oxybenzone, octinoxate né conservanti, è vegan e cruelty free. La confezione è di alluminio, riciclabile o riutilizzabile.
La consistenza leggera e liquida è facilmente spalmabile e non lascia la scia bianca sulla pelle.

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