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Filtri, raggi UV e SPF: tutto quello che c’è da sapere sulle creme solari


Cosa significano le informazioni principali che troviamo sull'etichetta di una protezione solare?
Filtri, raggi UV e SPF: tutto quello che c’è da sapere sulle creme solari

Minima Shop

June 28, 2020


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Filtri, raggi UV e SPF: tutto quello che c’è da sapere sulle creme solari


Cosa significano le informazioni principali che troviamo sull'etichetta di una protezione solare?

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June 28, 2020


Filtri, raggi UV e SPF: tutto quello che c’è da sapere sulle creme solari

Sul Blog di Minima abbiamo cercato di delineare le caratteristiche di una crema solare ecologica. Oggi torniamo alle basi per capire cosa significano le informazioni principali che troviamo sull'etichetta di una protezione solare.

Filtri chimici e filtri fisici

La particolarità delle creme solari rispetto ad altri cosmetici è data dalla presenza di ingredienti per proteggere la pelle dai raggi del sole: i filtri chimici o fisici, a volte un mix dei due.

I filtri chimici, come l’oxybenzone, sono molecole che assorbono e trasformano i raggi solari; i filtri fisici sono di origine minerale, ossido di zinco e biossido di titanio, e funzionano come uno specchio che riflette i raggi.

I filtri chimici sono quelli che spesso sollevano più dubbi rispetto alla loro sicurezza per la salute umana. In particolare alcuni di essi come l’oxybenzone, il diethyl e ethyhexil triazon, l’OD-PABA e il 4-methilbenzyliden camphor, sono sotto la lente d’ingrandimento degli scienziati in quanto in grado di superare la barriera cutanea e penetrare nel circolo sanguigno con possibili effetti sull’organismo (sono interferenti endocrini).

Come per tutte le molecole, anche in questo caso vige il principio di soglia massima accettabile, cioè la tossicità o meno di un ingrediente dipende dalla dose in cui è presente in una formulazione. In Europa l’oxybenzone ad esempio si può usare perché il consiglio scientifico ha calcolato che la concentrazione massima consentita nei solari (fino al 6%) non pone rischi per la salute.

Per quanto riguarda invece la sicurezza ambientale, è un dato certo che l’oxybenzone e l’octinoxate sono dannosi per i coralli e gli organismi marini tanto che alcuni stati, come Hawaii, hanno vietato l’uso di creme solari che contengono queste molecole (ne abbiamo scritto qui, qui invece abbiamo spiegato che cos'è lo sbiancamento dei coralli e perché è un problema). D’altra parte nemmeno i filtri fisici possono garantire la salvaguardia della vita marina: non esiste crema innocua, esistono creme più innocue di altre ed esistono comportamenti che diminuiscono il rischio di inquinamento, come stare all’ombra, indossare mute e indumenti anti raggi UV quando ci si immerge e mettere la crema solo in faccia e su mani e piedi.

Raggi UVA e UVB

Un’altra differenziazione importante quando si parla di creme solari è quella tra raggi UVA e UVB. Gli UVA sono circa il 90% dei raggi UV a cui siamo sottoposti quotidianamente e sono quello che arrivano in profondità nella pelle causando invecchiamento, rughe e anche tumori.

Gli UVB invece si fermano alla superficie della pelle e sono responsabili delle scottature e irritazioni.

L’SPF, cioè il fattore di protezione solare, si riferisce solo ai raggi UVB, se si vuole una crema che protegga anche dagli UVA si deve cercare una dicitura esplicita che vi faccia riferimento. L’ossido di zinco ad esempio è un filtro ad ampio spettro, sia per UVA che per UVB.

Il fattore di protezione solare

L’SPF indica con un numero (da 6 a 50+) la capacità della crema di bloccare i raggi solari, cioè la quantità di radiazioni UVB che filtra: per esempio SPF 6 ne fa passare un sesto e dà protezione pari all’83%, la SPF 30 ne fa passare un trentesimo e dà protezione pari al 97%, non c’è poi molta differenza con la SPF 50 che ne fa passare un cinquantesimo e dà protezione al 98%. Non esiste crema solare che garantisca una protezione totale.

A differenza di quanto si pensi comunemente, il fattore di protezione solare non indica quante volte si può moltiplicare il tempo passato al sole prima di bruciarsi (mi brucio in 10 minuti quindi metto una protezione 30 = posso stare al sole 5 ore). Questo perché la sua azione è pregiudicata da tante circostanze, su tutte a che tipo di raggi ci si espone (mezzogiorno in montagna o dieci di mattina in città) ma soprattutto in che quantità si usa la crema.

Come si deve usare la crema solare

La crema solare non rimane sulla pelle in maniera costante perché ad esempio si suda o ci si sfrega. Soprattutto la maggior parte delle persone applica la crema solare in quantità non idonea, ne mette troppo poca e poco spesso. Perché sia efficace invece, la crema va spalmata ovunque in abbondanza, riapplicata ogni paio d’ore e sempre dopo essere entrati in acqua, anche se è waterproof. In caso contrario la sua capacità di filtrare i raggi può essere addirittura dimezzata.

Tutte queste informazioni possono aiutare a scegliere una protezione che secondo il proprio giudizio soddisfa i requisiti di sicurezza per la propria salute e sicurezza per l’ambiente.

La nostra proposta

La protezione solare che abbiamo selezionato su Minima Shop è una crema all’ossido di zinco, SPF 30, ad ampio spettro UVA e UVB, resistente all’acqua. La formulazione non contiene oxybenzone, octinoxate né conservanti, è vegan e cruelty free. La confezione è di alluminio, riciclabile o riutilizzabile.

La consistenza leggera e liquida è facilmente spalmabile e non lascia la scia bianca sulla pelle.

 

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